Questo ultimo libro di Michael Ackerman è un libro stregato, secondo l'introduzione di Denis Kambouchner; sicuramente è un libro che colpisce: nel mondo di Ackerman qualcosa si disintegra e un senso di isolamento pervade ogni cosa. Michael è in esilio, lascia New York dove vive per viaggiare in Europa sua terra d'origine. È spinto dal desiderio di andare altrove, di incontrare altre persone, altre luci, senza cercare le memorie della sua infanzia o le vestigia del tempo passato. Desidera evocare le sue visioni piuttosto che testimoniare i fatti. I paesaggi sono duri e inospitali: distese ghiacciate, case annerite, vestigia dell'industria mineraria, cimiteri abbandonati, effigi funebri, caffè antiquati. Cracovia, Katowice e la Slesia, Lodz, Varsavia. La tonalità predominante è l'isolamento. Uno spazio carico di storia invade tutto. Ma è soprattutto l'angoscia degli individui ritratti che colpisce, la loro espressione disperata e la confusione.